Patrizio Dei Tos: «Ritiriamo dalla foresta i tronchi del rovere più bello del mondo, li seghiamo nell’impianto di Sremska Mitrovica della nostra società serba Labor SRB, e riforniamo così in maniera continua le nostre aziende italiane»
TREVISO. Nessuna incertezza di approvvigionamento di materia prima per il produttore trevigiano di parquet Labor Legno. La scelta fatta alcuni anni fa di investire in Serbia per assicurarsi forniture dirette senza intermediari del prezioso rovere di Slavonia si sta rivelando corretta e garantisce al Gruppo fondato e guidato da Patrizio Dei Tos continuità produttiva ed evasione degli ordini per tutto l’anno.
«In questo frangente di grande difficoltà nelle catene globali del valore, abbiamo la conferma che il processo di internazionalizzazione che abbiamo messo in atto in Serbia, cogliendo le opportunità offerte dal Paese a chi vi investe seriamente, è fondamentale per mettere in sicurezza tutte le aziende italiane del Gruppo in una logica di integrazione e non certo di delocalizzazione», commenta Dei Tos.
«Grazie ai contratti diretti stipulati con lo Stato serbo proprietario della foresta di Slavonia, che insiste per un terzo sul territorio di Belgrado e per due terzi su quello croato, non abbiamo problemi di reperibilità del materiale. Ritiriamo dalla foresta i tronchi del rovere più bello del mondo, li seghiamo nell’impianto di Sremska Mitrovica della nostra società serba Labor SRB, e riforniamo così in maniera continua le nostre aziende italiane».
Certo l’incidenza del costo dei trasporti via camion è molto aumentato ultimamente, «ma siamo sicuri di avere il materiale per tutto l’anno e anche per i prossimi. Anzi, posso dire che siamo tra i rari produttori che possono garantire le consegne in questi tempi così incerti».
Dei Tos dal 2019 è anche presidente di Confindustria Serbia, e conosce molto bene l’area dei Balcani. In Serbia c’è andato dopo il 2010 proprio per sfruttare l’opportunità di assicurarsi il rovere, in aggiunta al faggio italiano che invece Labor Legno reperisce direttamente nell’antico Bosco da Reme della Repubblica di Venezia nell’altopiano del Cansiglio grazie a un accordo con l’agenzia regionale Veneto Agricoltura.
«Il faggio copre massimo il 5/10% della materia prima richiesta per i pavimenti in legno. Il grosso del consumo è il rovere, ma in Italia ce n’è poco», spiega Dei Tos. «Così, per assicurarci i volumi le alternative erano le foreste di Francia, Germania o dei Balcani Occidentali. Ma mentre nella Slavonia croata c’erano già altri player con concessioni forestali, in Serbia abbiamo trovato la via giusta: primo accordo nel 2015, e dal 2019 operiamo con la segheria di Labor SRB che oggi conta circa 65 dipendenti e 6 milioni di fatturato su un totale Gruppo nel 2021 di oltre 250 dipendenti e 46 milioni di giro d’affari, di cui il 30% esportato in tutto il mondo».A sostenere l’investimento del Gruppo in Serbia c’è Finest, la società per l’internazionalizzazione delle imprese del Nordest, che dal 2017 partecipa con una quota di capitale di rischio in Labor SRB D.o.o. di circa il 25% per un periodo di cinque anni.
«Per Finest i Balcani in generale, e la Serbia nello specifico, rappresentano un asset geografico e strategico fondamentale in termini di destinazione degli investimenti esteri da parte delle imprese socie del Triveneto, che solitamente in questi Paesi muovono i primi passi strategici di internazionalizzazione», dichiara il presidente Alessandro Minon.
«In Serbia gli investimenti storici di Finest come equity partner e soggetto finanziatore al fianco delle imprese ammontano a oltre 27 milioni di euro in 45 progetti di internazionalizzazione, principalmente nei settori dell’edilizia e costruzioni, calzature, legno/mobile e plastica».
In questo ambito, con un particolare focus proprio verso i Balcani, Finest è il soggetto esecutore di iniziative a favore dell’internazionalizzazione d’impresa per il progetto “Sistema Nordest per l’internazionalizzazione», che vede coinvolte la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Regione Veneto e la Provincia di Trento.
«La Serbia – sottolinea Minon – resta centrale nelle dinamiche di sviluppo internazionale delle imprese del Triveneto, anche viste nei termini di near-shoring collaborativo, e su questo le nostre imprese potranno anche contare sul partenariato attivato dal progetto, in particolare con la Camera di Commercio della Serbia».
Come presidente di Confindustria Serbia, che rappresenta 171 aziende associate di cui l’84% sono PMI (sono circa 1600 le aziende con almeno una quota di capitale italiano presenti nel Paese, secondo dati dall’Ambasciata italiana di Belgrado), Dei Tos esprime soddisfazione per il record assoluto realizzato dall’interscambio commerciale Italia-Serbia nel 2021, a quota 4,1 miliardi di euro.
«I fondamentali economici della Serbia sono buoni – osserva – con una crescita del PIL del 7,5% nel 2021, trainata soprattutto dagli investimenti diretti esteri mai interrottisi neanche durante la pandemia, e un rapporto debito/PIL del 57,5% inferiore alla soglia obiettivo del 60%. In particolare, in termini di crescita aggregata nel biennio 2020-2021 la Serbia ha registrato la terza migliore performance in Europa, alle spalle di Irlanda e Lituania».
Ma non mancano, ovviamente, le incertezze legate alla congiuntura internazionale attuale. «Per esempio, nell’attuale clima generale di guerra, la Serbia ha già bloccato l’export di cereali in una logica di autotutela sulle commodity strategiche», sottolinea Dei Tos.
«E non è detto che questo non possa estendersi anche ad altri prodotti di sussistenza, con effetti a cascata sul mercato europeo con cui l’economia serba è principalmente connessa (70% dell’interscambio serbo è con paesi europei, l’Italia è il secondo paese cliente e il terzo paese fornitore). Intanto il 3 aprile si terranno le elezioni presidenziali, parlamentari e amministrative in numerosi centri tra cui Belgrado. Vedremo gli sviluppi».
Articolo a cura di Federico Piazza